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Dissesto idrogeologico: le riflessioni del Prof. Alberto Abrami

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Sezione di Firenze il novembre 27, 2011


In molti hanno avvertito in questi ultimi giorni la sorpresa del Presidente della Repubblica nel dover constatare come basti la caduta della pioggia di poco superiore alla media, per procurare i dissesti idrogeologici del territorio che sono apparsi agli occhi di tutti.

Certo c’è stata la violenza della natura, ma c’è stata anche, e soprattutto,come ha osservato il Presidente, l’incuria dell’uomo.
Ma, ancor prima dell’incuria, l’uomo ha dimostrato tutta la sua scempiaggine quando, scegliendo la strada dell’ideologismo antistatale purchessia, ha annientato gli uffici periferici di settore, col risultato di vedere poi trasferite le competenze di tali uffici a Comuni, Provincie ed anche alle Comunità Montane.


Cosa ha significato questo? Che strutture periferiche dello Stato che avevano alle spalle un’esperienza secolare e un patrimonio umano fatto di rigore, impegno, professionalità, come il genio civile e l’ispettorato forestale, sono state sostituite, per delegazione della Regione, con gli enti esponenziali che, quanto alla prevenzione dei dissesti idrogeologici, non avevano alcuna esperienza, ed anzi,se si fa riferimento ai Comuni, avevano dimostrato,con la redazione dei piani regolatori di non tenere in alcun conto, tranne poche eccezioni, il vincolo idrogeologico.
Eppure queste strutture amministrative di settore avevano, fino alla loro soppressione, provveduto a realizzare, di concerto tra loro e giovandosi anche dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, un’azione fondamentale di difesa del suolo, quella cioè della sistemazione dei bacini montani attraverso un piano delle opere a totale carico dello Stato, di assoluta rilevanza ai fini della difesa idrogeologica, ma alla quale però, col decollo dell’ordinamento regionale, non si è più dato seguito.
Ma se è vero che le funzioni in materia di difesa del suolo sono state trasferite alle Regioni, è altrettanto vero che queste non hanno dislocati sul territorio propri uffici, come invece si verifica per lo Stato, in generale in corrispondenza della dimensione spaziale provinciale. Non esistono insomma uffici regionali a Massa Carrara, Siena, Grosseto, Arezzo, Livorno ecc., poiché la Regione gestisce le funzioni amministrative delegandole, ed oggi, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, conferendole, a Comuni, Provincie, Città Metropolitane( non ancora costituite) ed anche a Comunità Montane, per quanto queste non siano previste in Costituzione.
Non di rado le funzioni non sono attribuite unitariamente ossia nel loro complesso, ma in modo frammentato tra questi diversi enti, con l’effetto che esse finiscono col sovrapporsi o intersecarsi tra loro, per cui il servizio pubblico si burocraticizza e si appesantisce, invece di snellirsi, in danno dell’efficienza del medesimo. Di certo la triste esperienza dei dissesti idrogeologici di questi giorni ha colto le Provincie, quanto i Comuni, in una condizione di debolezza strutturale e quindi impreparati di fronte a fenomeni alluvionali.
Ma non si tratta solo di problemi correlati all’efficienza amministrativa di questi Enti: v’è anche quello relativo ai costi ossia alle spese di ufficio e di personale – non infrequentemente raccogliticcio – che smentiscono quanti ritengono che il trasferimento delle competenze amministrative dallo Stato agli Enti Locali significhi un alleggerimento della spesa pubblica. E’ vero esattamente il contrario, perché se in Toscana possiamo giovarci della riforma di Pietro Leopoldo che ha ridotto il numero dei Comuni da oltre 800 a 280, in Piemonte si trovano 1200 Comuni ed in Lombardia addirittura 1500, per cui in totale nel nostro Paese dobbiamo riferirci a circa 8000 Comuni, alcuni con pochi decine di abitanti, che non sono attrezzati per ricevere nuove funzioni“tout court” . Con la conseguenza che essi sono poi costretti ad affidare le proprie competenze ai privati mediante la formazione di società partecipate, assolutamente incontrollate.
Alberto Abrami – docente di Diritto Forestale e dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Firenze “

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